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e sei un neogenitore, probabilmente il pianto del neonato è una delle cose che più ti mette alla prova. È normale sentirsi spaesati quando il tuo bambino inizia a piangere senza sosta, soprattutto nei primi mesi di vita. 

Ti chiedi se ha fame, sonno, dolore o semplicemente bisogno di conforto, ma capire esattamente cosa vuole dirti non è sempre facile.

La buona notizia? Il pianto è il modo naturale con cui il neonato comunica i suoi bisogni, e con un po’ di osservazione e pratica, imparerai a distinguere i diversi tipi di pianto e a rispondere nel modo giusto.

Secondo alcune ricerche, i neonati piangono in media da 2 a 3 ore al giorno nei primi tre mesi di vita, con picchi nel tardo pomeriggio e alla sera. 

Questo può sembrare tanto (e lo è!), ma è una fase normale dello sviluppo. Alcuni pianti possono essere più facilmente gestibili, come quello per fame o per sonno, mentre altri, come il pianto isterico serale o il pianto inconsolabile di un neonato di 1 mese, possono mettere a dura prova anche il genitore più paziente.

In questo articolo, vedremo insieme:

  • I diversi tipi di pianto e come riconoscerli (pianto per fame, coliche, disagio, pianto improvviso durante il sonno e altro).
  • Quando preoccuparsi e quali segnali tenere d’occhio.
  • Come calmare un neonato che piange disperatamente, con strategie efficaci per ogni situazione.
  • I falsi miti più comuni sul pianto dei neonati (piccola riflessione: no, non piangono perché vogliono manipolarti!).

Che tu sia un genitore alle prime armi o stia cercando risposte su quel pianto improvviso del neonato inspiegabile, sei nel posto giusto. 

Preparati a scoprire elementi preziosi per interpretare il linguaggio del tuo bambino e su come affrontare con più sicurezza questa fase.

1. I diversi tipi di pianto del neonato: come riconoscerli

Capire il pianto del neonato può sembrare un’impresa impossibile all’inizio, ma con il tempo inizierai a cogliere delle differenze. 

Proprio come gli adulti hanno toni di voce diversi per esprimere emozioni, anche i neonati modulano il loro pianto a seconda del bisogno.

Uno studio ha dimostrato che il pianto dei neonati varia in frequenza, durata e intensità a seconda della causa scatenante oltre che dell’individualità.

Osservando questi elementi e il linguaggio del corpo del tuo bambino, puoi imparare a distinguere i principali tipi di pianto. 

Vediamoli uno per uno.

  1. Pianto per fame

Come riconoscerlo? Pianto ritmico, insistente, con brevi pause. Il neonato potrebbe girare la testa, cercare il seno o succhiarsi le mani.
Come comportarsi? Offrigli il latte (seno o biberon). Se il pianto si interrompe subito dopo le prime poppate, avrai risposto al suo bisogno.

Esempio. Immagina che siano passate due o tre ore dall’ultima poppata e il tuo bambino inizia a piagnucolare. Lo prendi in braccio, e lui comincia a girare la testa freneticamente cercando qualcosa da succhiare o a portarsi i pugnetti alla bocca. È il classico segnale di fame.

  1. Pianto per sonno

Come riconoscerlo? Lamentoso, a volte accompagnato da sbadigli e occhi che si sfregano. Il neonato potrebbe essere irritabile e avere difficoltà a calmarsi. Potrebbe rallentare le attività come il gioco e rivolgere la testa verso il genitore (come per isolarsi dal resto del mondo).
Come comportarsi? Creare un ambiente tranquillo, abbassare le luci e cullarlo dolcemente per aiutarlo ad addormentarsi.

Esempio. Dopo una giornata intensa, il tuo neonato inizia a piangere senza motivo apparente. Lo osservi: si strofina gli occhi e sbadiglia. Probabilmente è stanco e ha solo bisogno di essere aiutato a rilassarsi per dormire.

  1. Pianto per disagio (pannolino sporco, caldo/freddo, vestiti scomodi)

Come riconoscerlo? Pianto intermittente e irrequieto, spesso accompagnato da movimenti a scatti.
Come comportarsi? Controlla il pannolino, i vestiti e la temperatura della stanza. Spesso basta un piccolo cambiamento per calmarlo.

Esempio. Se il tuo bambino inizia a piangere subito dopo la poppata ma senza mostrare fame o sonno, prova a controllare ad esempio il pannolino: potrebbe essere semplicemente fastidioso per lui!

  1. Pianto per coliche o dolori addominali

Come riconoscerlo? Pianto inconsolabile, acuto, che dura ore (soprattutto la sera) e può improvvisamente scomparire. Il neonato si inarca, stringe i pugni e porta le ginocchia al petto.
Come comportarsi? Massaggi circolari sul pancino in senso orario (puoi eseguirli anche per prevenire questo disagio), tenerlo in posizione a pancia in giù sull’avambraccio (posizione anticolica) o provare movimenti dolci, come dondolarlo.

Uno studio ha osservato come questa tipologia di pianto raggiunga il picco intorno alle 6 settimane di vita del bambino, per poi diminuire attorno alle 12 settimane.

Esempio. Sono le 20:00, e il tuo bambino inizia a piangere disperatamente, contorcendosi. Lo prendi in braccio, ma non smette. Se dura più di tre ore al giorno per almeno tre giorni a settimana, potrebbe trattarsi di coliche.

  1. Pianto improvviso durante il sonno

Come riconoscerlo? Un urlo improvviso seguito da qualche secondo di silenzio, a volte senza che il bambino si svegli del tutto.
Come comportarsi? Se non si sveglia completamente, non intervenire subito. Se invece si agita, cullalo dolcemente senza stimolarlo troppo.

Uno studio ha osservato che il pianto improvviso notturno nella maggior parte dei neonati può essere legato a transizioni tra le fasi del sonno e che nella maggior parte dei casi non richiede intervento.

Esempio. Di notte senti un pianto improvviso. Corri in camera, ma dopo pochi secondi il tuo bambino si calma da solo. In molti casi, si tratta solo di una fase del sonno.

  1. Pianto per bisogno di contatto

Come riconoscerlo? Pianto graduale, che aumenta se ignorato. Il neonato smette appena viene preso in braccio.
Come comportarsi? Prenderlo in braccio non lo vizierà! I neonati hanno un forte bisogno di contatto nei primi mesi.

Uno studio pubblicato su Current Biology ha dimostrato che i neonati hanno una risposta fisiologica alla vicinanza dei genitori: il battito cardiaco rallenta e il livello di stress diminuisce quando vengono tenuti in braccio.

Esempio. Sei sicuro che il tuo bambino abbia mangiato, dormito e abbia il pannolino pulito, ma continua a piangere. Appena lo prendi in braccio, si calma. Questo è il classico pianto per bisogno di vicinanza.

Capire il pianto del neonato non è immediato, ma con il tempo riuscirai a interpretarlo sempre meglio. Nel prossimo paragrafo vedremo quando preoccuparsi e quali segnali possono indicare un problema più serio.

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2. Quando preoccuparsi: segnali da non ignorare

Nella maggior parte dei casi, il pianto del neonato è una normale modalità di comunicazione e non deve destare preoccupazione. 

Tuttavia, ci sono situazioni in cui il pianto può essere un campanello d’allarme per qualcosa di più serio. Come capire quando è il caso di preoccuparsi?

Uno studio pubblicato dal Journal of Pediatrics sottolinea che, sebbene il pianto eccessivo sia spesso benigno, può talvolta indicare condizioni mediche sottostanti, soprattutto se accompagnato da altri sintomi (Barr et al., 2009). 

Ecco i segnali da tenere d’occhio.

  • Pianto inconsolabile e prolungato

Quando preoccuparsi? Può durare per più di tre ore al giorno per più giorni consecutivi e il bambino non si calma in alcun modo. 

Possibili cause: coliche, reflusso gastroesofageo, infezioni o altre condizioni mediche.

Cosa fare? Consultare il pediatra, specialmente se il pianto è accompagnato da irritabilità, 

  • Febbre alta e pianto anomalo

Quando preoccuparsi? Se il pianto è acuto e inconsolabile e il neonato ha febbre sopra i 38°C (nei primi 3 mesi) o mostra segni di malessere generale.

Possibili cause: infezioni virali o batteriche (otite, infezione urinaria, meningite).

Cosa fare? Rivolgersi subito al pediatra o al pronto soccorso se il neonato appare letargico o poco reattivo.

  • Pianto accompagnato da difficoltà respiratorie

Quando preoccuparsi? Se il neonato piange e allo stesso tempo ha il respiro affannoso, sibilante o si blocca nel pianto.

Possibili cause: bronchiolite, laringite, allergie, reflusso gastroesofageo.

Cosa fare? Se il respiro è difficoltoso, chiamare il pediatra o il pronto soccorso.

  • Pianto con pallore o colorito bluastro

Quando preoccuparsi? Se il bambino diventa pallido, bluastro o perde conoscenza mentre piange.

Possibili cause: crisi di apnea, problemi cardiaci o soffocamento.

Cosa fare? Se il bambino smette di respirare o diventa blu, chiamare immediatamente il 112.

  • Pianto associato a vomito o diarrea persistente

Quando preoccuparsi? Se il bambino piange e contemporaneamente ha vomito ripetuto, diarrea grave o segni di disidratazione (bocca secca, pannolini asciutti per più di 6 ore).

Possibili cause: gastroenterite, intolleranze alimentari, infezioni.

Cosa fare? Consultare il pediatra, anche per evitare la disidratazione.

Capire quando un pianto è normale e quando è un campanello d’allarme può fare la differenza. 

Se hai dubbi, ascolta il tuo istinto genitoriale e non esitare a consultare un medico. 

Nel prossimo paragrafo vedremo come calmare un neonato che piange e quali tecniche possono davvero funzionare.

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3. Come calmare un neonato che piange: tecniche e strategie efficaci

Piangere è l’unico modo che un neonato ha per comunicare, ma questo non significa che i genitori debbano sentirsi impotenti. 

Esistono diverse tecniche, supportate da studi scientifici, che possono aiutare a calmare il pianto e far sentire il bambino al sicuro.

Un famoso pediatra, Harvey Karp, ha dimostrato che simulare l’ambiente del grembo materno aiuta a ridurre il pianto e a calmare il neonato più rapidamente. 

Ecco alcune strategie efficaci che puoi provare:

  • Il metodo delle 5 S di Harvey Karp

Il pediatra Harvey Karp ha sviluppato una tecnica basata su cinque azioni che imitano il comfort del grembo materno:

  1. Swaddling (Fasciare) – Avvolgere il neonato in una copertina morbida aiuta a ricreare il contenimento del grembo materno.
  2. Side/Stomach Position (Posizione laterale o a pancia in giù) – Tenere il bambino su un fianco o a pancia in giù (sempre quando è sveglio e sotto controllo) può alleviare il disagio.
  3. Shushing (Rumore bianco) – Suoni come il phon, l’aspirapolvere o un dispositivo per rumori bianchi imitano i suoni che il neonato sentiva nel ventre materno.
  4. Swinging (Dondolio) – Movimenti dolci e ritmici, come cullarlo tra le braccia o in una sdraietta, possono calmare il pianto.
  5. Sucking (Succhiare) – Offrire il seno, il ciuccio o il dito pulito aiuta a rilassare il neonato.
  • La tecnica del contatto pelle a pelle

Tenere il neonato a stretto contatto con la pelle della mamma o del papà aiuta a ridurre il pianto, a controllare il dolore e a stabilizzare la respirazione e la frequenza cardiaca.

Se il tuo bambino piange, è agitato e niente sembra calmarlo, prova a spogliati dalla vita in su e tienilo a contatto con te, pelle a pelle. Il calore e il battito del tuo cuore lo aiuteranno a rilassarsi.

  • La tecnica della stimolazione del riflesso palmare

Stimolare il palmo della mano del tuo bambino, innesca la chiusura della mano stessa (riflesso di presa palmare).

Uno studio ha dimostrato come il riflesso di presa palmare aiuta a mantenere la stabilità dei parametri fisiologici e riduce il tempo di pianto dei neonati. 

La stimolazione del riflesso di presa palmare è raccomandata negli interventi che possono causare stress al bambino, riducendo così il pianto prolungato.

  • L’importanza di una routine serale rilassante

Molti neonati piangono prima di dormire perché sono sovrastimolati. Creare una routine rilassante aiuta a prevenire le crisi serali.

Esempio di routine (personalizzabile alle esigenze della vostra famiglia)
Bagnetto tiepido
Massaggio con olio delicato
Luci soffuse e rumore bianco
Ultima poppata prima di dormire

Esempio. Se il tuo neonato piange istericamente la sera, prova a creare un rituale serale rilassante, evitando luci forti e rumori improvvisi.

Ogni bambino è unico e potrebbe rispondere meglio a una tecnica piuttosto che ad un’altra. La chiave è provare e osservare cosa funziona meglio per il tuo neonato. Nel prossimo paragrafo parleremo dei falsi miti più diffusi sul pianto del neonato.

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4. Coliche o Fame? Come Riconoscere la Differenza

Nei paragrafi precedenti, abbiamo visto come esistano diverse motivazioni dietro al pianto di un neonato. A volte è difficile distinguere, in particolare, se il neonato piange per fame o per coliche/dolore addominale. 

Ecco una tabella che riassume le principali differenze:

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Come Intervenire?

  • Se ha fame: offrire il seno o il biberon e osservare se si calma.
  • Se sono coliche: provare a cullare il neonato, fargli un massaggio al pancino, tenerlo in posizione prona sul braccio o utilizzare il “rumore bianco” per calmarlo.
  • Se il pianto persiste e il bambino appare sofferente: consultare il pediatra per escludere altre cause.

Non sempre è facile o immediato interpretare un modo di comunicare che è distante dal nostro. Non scoraggiarsi è il primo passo, oltre ad una buona osservazione nel tempo del proprio bambino. 

Proseguiamo l’articolo con alcuni consigli generali per gestire il pianto del neonato o piccolo lattante.

5. Consigli Generali per Gestire il Pianto del Neonato

Gestire il pianto di un neonato può essere stressante, soprattutto nelle prime settimane, quando i genitori stanno ancora imparando a interpretare i segnali del loro bambino. 

Non esiste una formula magica per calmare ogni pianto, ma ci sono alcune strategie che possono aiutare a rendere la situazione più gestibile e meno frustrante.

1. Osservare il contesto e i segnali del bambino

Il pianto di un neonato non è mai casuale: osservando il contesto in cui si verifica, è possibile individuare più facilmente la causa. 

Se piange subito dopo la poppata, potrebbe trattarsi di reflusso o aria nella pancia. Se piange sempre alla stessa ora di sera, potrebbe essere un pianto di scarico per lo stress della giornata. 

Osservare gesti e comportamenti aiuta molto: un neonato affamato cercherà il seno o il biberon con la bocca, mentre un bambino con le coliche tenderà a irrigidirsi e a portare le gambe al petto.

2. Creare una routine rassicurante

I neonati amano la prevedibilità, perché li fa sentire sicuri. 

Creare una routine quotidiana con orari più o meno regolari per pappa, sonno e momenti di coccole aiuta a ridurre il nervosismo. 

Anche piccoli rituali, come cantare una ninna nanna prima della nanna o massaggiargli la schiena dopo il bagnetto, possono diventare segnali rassicuranti che lo aiutano a calmarsi più facilmente.

3. Rimanere calmi: il neonato percepisce lo stress dei genitori

Non è facile restare sereni mentre il bambino piange disperato, ma il neonato è molto sensibile agli stati d’animo dei genitori. Se avverte tensione e ansia, il suo pianto potrebbe intensificarsi. 

Prendersi qualche secondo per respirare profondamente o chiedere aiuto a un compagno/a o a un familiare può fare la differenza. 

A volte, allontanarsi per pochi minuti e lasciare il bambino in un ambiente sicuro (come nella culla) può aiutare a recuperare la lucidità.

4. Coinvolgere entrambi i genitori

Spesso, la gestione del pianto viene affidata principalmente alla mamma, soprattutto se il bambino viene allattato al seno. Tuttavia, il papà (o un altro caregiver) può essere fondamentale nel calmare il neonato. 

Certe volte, il semplice cambio di braccia può fare la differenza: un neonato agitato potrebbe rilassarsi più facilmente sentendo un contatto diverso o una voce più profonda. 

Alternarsi nella gestione del pianto evita anche che un solo genitore si sovraccarichi di responsabilità e stress.

5. Fidarsi dell’istinto, ma senza esitare a consultare un medico

Con il tempo, ogni genitore impara a riconoscere le esigenze del proprio bambino. Tuttavia, è normale avere dubbi, soprattutto all’inizio. Se lo ritieni necessario, non esitare a contattare il pediatra, che saprà indirizzarti al meglio.

Ricorda: il pianto è il principale strumento di comunicazione del neonato. Con il tempo, imparerai a riconoscerlo e a rispondere in modo sempre più efficace. La chiave è osservare, sperimentare e, soprattutto, non colpevolizzarsi. Essere genitori è un viaggio fatto di tentativi, errori e tantissimo amore! 

6. Falsi Miti sul Pianto del Neonato

Quando un neonato piange, i consigli (spesso non richiesti) fioccano da tutte le parti: parenti, amici, conoscenti e persino estranei al supermercato! 

Ma attenzione: molte delle credenze popolari sul pianto del neonato non hanno alcuna base scientifica. Vediamo alcuni dei falsi miti più diffusi!

❌ "Piange perché gli stanno nascendo i denti"

Falso. La dentizione inizia generalmente tra i 4 e i 6 mesi (a volte anche più tardi), e sebbene possa causare fastidio, difficilmente provoca un pianto inconsolabile. Se il neonato piange spesso e ha meno di 4 mesi, la causa è quasi sicuramente un’altra.

❌ "Lasciare piangere il neonato lo aiuta a rafforzare i polmoni"

Falso. Non esiste alcuna evidenza scientifica che il pianto rafforzi i polmoni. Al contrario, lasciarlo piangere troppo a lungo aumenta il livello di cortisolo (l’ormone dello stress) e può rendere più difficile il suo autoregolarsi in futuro.

❌ "Se piange subito dopo la poppata, significa che ha ancora fame"

Non sempre vero. Il pianto dopo la poppata può avere molte cause: potrebbe avere aria nella pancia, soffrire di reflusso o semplicemente aver bisogno di essere cullato per rilassarsi. Se dopo averlo attaccato al seno o offerto altro latte continua a piangere, meglio considerare altre possibilità.

❌ "Piange perché vuole essere viziato"

Falso. I neonati non piangono per manipolare, ma per comunicare un bisogno reale (fame, stanchezza, disagio, bisogno di contatto). Studi dimostrano che rispondere prontamente ai loro bisogni li aiuta a sviluppare un senso di sicurezza e fiducia in chi si prende cura di lui.

❌ "Se lo prendi in braccio ogni volta che piange, si abituerà e poi non lo stacchi più"

Falso. Il contatto fisico è un bisogno primario nei primi mesi di vita. Portare in braccio un neonato non lo "vizia", ma gli dà sicurezza. Molti studi dimostrano che i bambini che ricevono più contatto e attenzioni piangono meno nel lungo periodo.

Quando si tratta del pianto dei neonati, è importante distinguere tra credenze popolari e informazioni supportate dalla scienza. Fidati del tuo istinto, informati da fonti affidabili e, quando hai dubbi, chiedi consiglio a un professionista. 

Conclusione

Il pianto del neonato può sembrare, all’inizio, un enigma impossibile da risolvere. È normale sentirsi smarriti, frustrati o persino preoccupati quando il proprio bambino piange senza sosta. Ma ricordiamo una cosa fondamentale: il pianto è la sua prima forma di comunicazione, non un segnale di qualcosa che stiamo sbagliando come genitori.

Con il tempo, osservando i segnali del proprio bambino, si impara a riconoscere le diverse sfumature del suo pianto e a rispondere in modo sempre più efficace. Non esiste un metodo universale valido per tutti: ogni neonato è unico e ha i suoi ritmi e bisogni specifici. La cosa più importante è essere presenti, rispondere con calma e creare un ambiente rassicurante.

E se il pianto è eccessivo, inconsolabile o diverso dal solito? In questi casi, non bisogna esitare a chiedere un parere al pediatra. Nessuna domanda è sciocca quando si tratta della salute del proprio bambino, e avere un supporto professionale può aiutare a gestire meglio le situazioni di stress.

Alla fine, il pianto non è solo un momento di difficoltà, ma anche un’opportunità per creare un legame più forte con il proprio piccolo, imparando a capirlo sempre di più. 

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